la Corte di Cassazione, Sezione Sesta, con sentenza 17/01/2020, n. 1822, ha stabilito che i messaggi WhatsApp e gli sms hanno natura di documenti; infatti, questi testi devono ritenersi legittimamente strumenti di procedimento in caso di indagini. Si conferma dunque il valore probante di quanto viene scritto su WhatsApp. Aumenta la responsabilità in capo a genitori e alunni per le comunicazioni che avvengono via chat e negli scambi privati, in caso di calunnia, offesa, diffamazione via messaggi elettronici